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Semaglutide e Pancreatite Acuta: Rischio aumentato? Verità o bufala?

1 Luglio 2025adminVarie

 

Gli agonisti del recettore del GLP-1 (GLP-1 RA), come la semaglutide, sono noti per la loro capacità di aumentare i livelli sierici di amilasi e lipasi, enzimi pancreatici. Questo in passato ha sollevato preoccupazioni sulla possibilità che questi farmaci possano favorire l’insorgenza di pancreatite acuta, una condizione infiammatoria grave del pancreas. Tuttavia, un’analisi più approfondita dei dati disponibili per semaglutide rivela un quadro più rassicurante, sebbene con importanti sfumature legate al dosaggio e alla perdita di peso.

 

Dati dagli Studi con Dosaggi per il Diabete (Ozempic® e Rybelsus®)

 

Nei trial clinici condotti con Ozempic® (semaglutide sottocutaneo fino a 1 mg) e Rybelsus® (semaglutide orale), utilizzati principalmente per il trattamento del diabete di tipo 2, l’incidenza di pancreatite acuta è stata sorprendentemente più bassa o equivalente nel gruppo trattato con il farmaco rispetto al gruppo placebo.

  • Per Rybelsus, questa osservazione è riportata nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto dell’European Medicines Agency (EMA) a pagina 8.
  • Analogamente, per Ozempic, i dati sono consultabili nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto dell’EMA a pagina 9.

Questi risultati iniziali hanno contribuito a mitigare le preoccupazioni su un effetto pancreatico tossico diretto di semaglutide a queste dosi.


 

Semaglutide a Dosaggi Elevati per l’Obesità (Wegovy®)

 

La situazione diventa più complessa quando si considerano i dosaggi più elevati di semaglutide, come quelli impiegati per il trattamento dell’obesità (ad esempio, Wegovy® a 2.4 mg sottocutanei). Negli studi iniziali con questi dosaggi, è stata osservata una maggiore incidenza di pancreatiti nel gruppo trattato con semaglutide rispetto al placebo.

Tuttavia, un’analisi cruciale è emersa dallo studio SELECT (Semaglutide and Cardiovascular Outcomes in Obesity without Diabetes). Questo studio di ampie dimensioni ha valutato gli effetti cardiovascolari di semaglutide in soggetti obesi ma senza diabete, utilizzando i dosaggi più elevati. I risultati dello studio SELECT hanno fornito dati rassicuranti: il farmaco non ha mostrato un incremento significativo del rischio di pancreatite rispetto al placebo. Nello specifico, l’incidenza di pancreatite acuta è stata dello 0.2% nel gruppo semaglutide contro lo 0.3% nel gruppo placebo, una differenza non statisticamente significativa (p = 0.28).

Questa informazione più aggiornata è disponibile nel SUMMARY OF PRODUCT CHARACTERISTICS dell’European Medicines Agency (EMA) a pagina 10. È importante notare che questa versione è più recente (aggiornata all’8 gennaio 2025) e include i dati dello studio SELECT, a differenza della versione italiana del 2022 che potrebbe non riportarli.


 

La Perdita di Peso come Fattore Chiave

 

Questa apparente discrepanza tra i dati iniziali sui dosaggi per l’obesità e i risultati più ampi dello studio SELECT può essere spiegata da un meccanismo indiretto: la perdita di peso rapida è più significativa.

È ben noto che una perdita di peso molto veloce, specialmente se superiore a 1,5 kg a settimana in media, può favorire la formazione di calcoli biliari (colelitiasi). Questo fenomeno è comune, ad esempio, dopo interventi di chirurgia bariatrica. I calcoli biliari, una volta formati, possono migrare e bloccare il dotto biliare comune o il dotto pancreatico principale, portando a una condizione nota come pancreatite biliare acuta.

In questo contesto, l’aumento del rischio di pancreatite osservato in alcuni studi con semaglutide ad alte dosi potrebbe essere stato legato alla rapida riduzione del peso corporeo, piuttosto che a un effetto diretto e tossico del farmaco sul pancreas. Lo studio SELECT, con la sua vasta popolazione e la sua durata, ha probabilmente fornito una prospettiva più robusta, suggerendo che il rischio di pancreatite, se presente, è basso e potenzialmente mediato da complicanze legate alla perdita di peso.

 

Conclusione

 

In sintesi, i dati scientifici attuali suggeriscono che la semaglutide non ha un effetto tossico diretto sul pancreas che porti a un aumento intrinseco del rischio di pancreatite. L’eventuale riscontro di casi di pancreatite in pazienti trattati con semaglutide, specialmente a dosaggi elevati e associati a significativa perdita di peso, è più probabilmente riconducibile a un aumento del rischio di calcoli biliari indotto dalla rapida diminuzione della massa corporea, che a sua volta può precipitare la pancreatite.

Maggiore attenzione devono prestare i pazienti che sperimentano una perdita di peso rapida, per i sintomi di colelitiasi o pancreatite, come dolore addominale severo, nausea e vomito.

 

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